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nestre della sciara avevano il loro fiorellino pallido. La
mattina, sui tetti, fumavano le tegole verdi e gialle, e i
passeri vi facevano gazzarra sino al tramonto.
Anche la casa del nespolo sembrava avesse un aria di
festa; il cortile era spazzato, gli arnesi in bell ordine lun-
go il muricciuolo e appesi ai piuoli, l orto tutto verde di
cavoli e di lattughe, e la camera aperta e piena di sole
che sembrava contenta anch essa, e ogni cosa diceva che
la Pasqua si avvicinava. I vecchi si mettevano sull uscio
verso mezzogiorno, e le ragazze cantavano al lavatoio. I
carri tornavano a passare nella notte, e la sera si udiva
un altra volta il brusio della gente che chiacchierava nel-
la stradicciuola.
Comare Mena la fanno sposa, si diceva. Sua madre
ha tutta la roba del corredo per le mani.
Era passato del tempo, e il tempo si porta via le cose
brutte come le cose buone. Adesso comare Maruzza era
tutta in faccende a tagliare e cucire della roba, e Mena
non domandava nemmeno per chi servisse; e una sera le
avevano condotto in casa Brasi Cipolla, con padron For-
tunato suo padre, e tutto il parentado. Qui ci è compa-
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Giovanni Verga - I Malavoglia
re Cipolla che è venuto a farvi una visita; disse padron
Ntoni, facendoli entrare, come se nessuno ne sapesse
niente, mentre nella cucina c era preparato il vino ed i
ceci abbrustoliti, e i ragazzi e le donne avevano i vestiti
della festa. Mena sembrava davvero Sant Agata, con
quella veste nuova e quel fazzoletto nero in testa, talché
Brasi non le levava gli occhi d addosso, come il basilisco,
e stava appollaiato sulla scranna, colle mani fra le gam-
be, che se le fregava di tanto in tanto di nascosto dalla
contentezza. È venuto con suo figlio Brasi, il quale
adesso si è fatto grande seguitava padron Ntoni.
Sicuro, i ragazzi crescono, e ci spingono per le spal-
le nella fossa, rispose padron Fortunato.
Ora bevete un bicchier di vino che è di quello buo-
no, aggiunse la Longa, e questi ceci qui li ha abbrustoliti
mia figlia. Mi dispiace che non sapevo niente, e non vi
ho fatto trovare cose degne del vostro merito.
Eravamo qui vicino di passaggio, rispose padron Ci-
polla, ed abbiamo detto: andiamo a vedere comare Ma-
ruzza.
Brasi si riempì le tasche di ceci, guardando la ragazza,
e dopo i monelli diedero il sacco al tondo, che invano la
Nunziata colla bambina in collo cercava di trattenerli,
parlando basso come se fosse in chiesa. I vecchi in que-
sto tempo si erano messi a discorrer fra di loro, sotto il
nespolo, colle comari che facevano cerchio e cantavano
le lodi della ragazza, com era brava massaia, che teneva
quella casa meglio di uno specchio. «La figliuola com è
avvezzata, e la stoppa com è filata».
Anche la vostra nipote è cresciuta, osservò padron
Fortunato e sarebbe tempo di maritarla.
Se il Signore le manda un buon partito noi non vo-
gliamo altro, rispose padron Ntoni.
«Matrimonii e vescovadi dal cielo sono destinati»
aggiunse comare la Longa.
«A buon cavallo non gli manca sella» conchiuse
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padron Fortunato; ad una ragazza come vostra nipote
un buon partito non può mancare.
Mena stava seduta accanto al giovanotto, com è l uso,
ma non alzava gli occhi dal grembiule, e Brasi si lamen-
tava con suo padre, quando se ne andarono, che ella
non gli avesse offerto il piatto con i ceci.
Che ne volevi ancora! gli diè sulla voce padron For-
tunato, quando furono lontani; se non si sentiva rosicare
altri che te, come ci fosse un mulo davanti a un sacco
d orzo! Guarda che ti sei lasciato cascare il vino sui cal-
zoni, Giufà! e mi hai rovinato un vestito nuovo!
Padron Ntoni tutto contento si fregava le mani, e di-
ceva alla nuora:
Non mi par vero d essere in porto, coll aiuto di
Dio! La Mena non avrà nulla da desiderare, ed ora ag-
giusteremo tutte le altre nostre cosucce e potrete dire
«Lasciò detto il povero nonno, il riso con i guai vanno a
vicenda».
Quel sabato, verso sera, la Nunziata venne a prendere
un pugno di fave per i suoi bambini e disse: Compare
Alfio se ne va domani. Sta levando tutta la sua roba.
Mena si fece bianca e smise di tessere.
Nella casa di compar Alfio c era il lume, e ogni cosa
sottosopra. Egli venne a picchiare all uscio poco dopo, e
aveva la faccia in un certo modo anche lui, e faceva e di-
sfaceva dei nodi alla frusta che teneva in mano.
Sono venuto a salutarvi tutti, comare Maruzza, pa-
dron Ntoni, i ragazzi, e anche voi, comare Mena. Il vino
di Aci Catena è finito. Ora la Santuzza ha preso quello
di massaro Filippo. Vado alla Bicocca, dove c è da fare
col mio asino.
Mena non diceva nulla; sua madre sola aprì la bocca
per rispondere: Volete aspettarlo padron Ntoni? che
avrà piacere di salutarvi.
Compar Alfio allora si mise a sedere in punta alla
scranna, colla frusta in mano, e guardava intorno, dalla
parte dove non era comare Mena.
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Ora quando tornate? domandò la Longa.
Chi lo sa quando tornerò? Io vado dove mi porta il
mio asino. Finché dura il lavoro vi starò; ma vorrei tor-
nar presto qui, se c è da buscarmi il pane.
Guardatevi la salute, compare Alfio. Alla Bicocca
mi hanno detto che la gente muore come le mosche, dal-
la malaria.
Alfio si strinse nelle spalle, e disse che non poteva far-
ci nulla. Io non vorrei andarmene, ripeteva, guardan-
do la candela. E voi non mi dite nulla, comare Mena?
La ragazza aprì la bocca due o tre volte per dire qual-
che cosa, ma il cuore non le resse.
Anche voi ve ne andate dal vicinato, ora che vi mari-
tano, aggiunse Alfio. Il mondo è fatto come uno stallati-
co, che chi viene e chi se ne va, e a poco a poco tutti
cambiano di posto, e ogni cosa non sembra più quella.
Così dicendo si fregava le mani e rideva, ma colle labbra
e non col cuore.
Le ragazze, disse la Longa, vanno come Dio le ha
destinate. Ora son sempre allegre e senza pensieri, e
com entrano nel mondo cominciano a conoscere i guai e
i dispiaceri.
Compar Alfio, dopo che furono tornati a casa padron
Ntoni e i ragazzi, e li ebbe salutati, non sapeva risolver-
si a partire, e rimaneva sulla soglia, colla frusta sotto
l ascella, a stringere la mano a questo e a quello, anche a
comare Maruzza, e ripeteva, come si suol fare quando
uno se ne va lontano, e non si sa bene se ci si rivede più:
Perdonatemi se ho mancato qualche volta. La sola
che non gli strinse la mano fu Sant Agata, la quale stava
rincantucciata vicino al telaio. Ma le ragazze si sa che
devono fare così.
Era una bella sera di primavera, col chiaro di luna per
le strade e nel cortile, la gente davanti agli usci, e le ra-
gazze che passeggiavano cantando e tenendosi abbrac-
ciate. Mena uscì anche lei a braccetto della Nunziata,
ché in casa si sentiva soffocare.
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Ora non si vedrà più il lume di compar Alfio, alla
sera, disse Nunziata, e la casa rimarrà chiusa.
Compar Alfio aveva caricato buona parte delle sue
cosuccie sul carro, e insaccava quel po di paglia che ri-
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