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«Be', è perché io non ho nulla da dire a quelli che non la pensano come me.
Guarda quello che è mi accaduto quando ero più giovane: iniziai a dire cose che mi
salivano dal cuore. Mi giudicarono pazzo.»
«Forse non la pensa come la maggior parte degli uomini, ma non vedo niente di
sbagliato in questo, finché ci rispettiamo per le nostre convinzioni.»
«Ah, mia adorata Paola, sagge parole sgorgano dalla tua bocca. Se soltanto le
cose potessero essere così semplici. Ma tu sai che non lo sono affatto...»
Rimasi in silenzio. Sapevo esattamente che cosa l'Ammiraglio stava cercando di
fare, e ciò che aveva fatto.
«Forse lo sono, invece», rifletté Paola, e ora nella sua voce si coglieva una certa
forza. «Immagino che a volte il problema non sia ciò che si dice, ma come lo si dice.»
«Cioè?» chiese l'Ammiraglio.
«Be', per esempio avrebbe più senso parlare a un bambino, diciamo, di biologia,
piuttosto che a un biologo!»
«Spiegati meglio», disse l'Ammiraglio.
Paola si sedette sul pavimento e incrociò le sue gambe affusolate.
Non farlo, Paola, pensai. Sistema piuttosto i mattoni...
Troppo tardi.
«Supponiamo di ammirare un colibrì che sta succhiando nettare da un fiore.»
«D'accordo.»
«Bene, se fossi un biologo, saprei probabilmente il nome scientifico del colibrì,
per quanto tempo vive, quante volte al secondo sbatte le ali.»
«Giusto...»
«Ma se fossi un bambino, lo fisserei incantato soltanto per lo sbattere d'ali tanto
veloce da distinguerlo appena. Non conoscerei il suo nome scientifico e la durata
della sua vita.»
L'Ammiraglio sorrise. «Ma il colibrì, indipendentemente da chi lo guarda,
sarebbe ancora un colibrì.»
«Naturalmente», fece Paola.
«E persino il colibrì stesso non saprebbe quante volte sbatte le ali o qual è il suo
nome scientifico o quanto gli resta da vivere.»
«D'accordo», disse la ragazza.
«Cara Paola, chi ne sa di più sui colibrì: il biologo che è in grado di spiegare che
cosa è o il bambino, che è in grado di sentire che cosa sia? O forse nessuno ne sa più
del colibrì stesso di che cosa debba intendersi con tale nome?»
Rimanemmo in silenzio per un istante. Non c'era bisogno di una risposta a
questa domanda perché essa aveva preso una chiarissima forma nei nostri cuori.
Il sole stava per tramontare all'orizzonte. In quel preciso istante la luce del
giorno cedette il passo alle tenebre.
«Ora lascia che io ti faccia una domanda, Paola.» L'Ammiraglio, fissando la
ragazza negli occhi, le rivolse il sorriso gentile che noi avevamo imparato a
conoscere: «Chi è in torto: l'uomo che vede le cose esattamente come sono nella vita
e preferisce mantenersi calmo oppure l'uomo che costruisce muri di cristallo intorno a
sé e vi rinchiude dentro il sognatore?»
Stagioni
Raggiungemmo l'Ammiraglio. L'avevamo lasciato solo mentre facevamo una
passeggiata inerpicandoci fra gli scogli. Era una magnifica giornata di sole.
Il guardiano sedeva al secondo piano, fissando fuori dalla finestra, osservando i
gabbiani incrociare traiettorie nel cielo blu. La sua orgogliosa pipa di legno era
accesa, e se la coccolava nella mano destra, tenendosela stretta come una vecchia
amica. Il faro adesso aveva preso a brillare di una luce particolare: sembrava nuovo di
zecca. Avevamo lavorato sodo per parecchie settimane, cercando di consolidare la
parete a occidente e, a poco a poco, aveva iniziato a mostrare lo splendore che anni di
abbandono avevano offuscato.
«Eccoci di ritorno!» dissi.
«È bello rivedervi. Per favore, portatemi con voi in questa magnifica mattina.
Guardate!» e indicò l'orizzonte.
Si vedevano parecchie balene in mare aperto. Stavano migrando in cerca di
acque calde, e questi erano i primi segni dell'autunno al Sud, riscontrabili anche nei
colori cangianti delle foglie e degli alberi intorno al faro.
«Ammiraglio?»
«Sì, amici miei?»
«C'è una stagione in cui si sente meglio? Intendo, più vivo?»
«Perché me lo chiedi?»
«Perché sono rimasto molto impressionato dai disegni che ha fatto in ospedale.
Il faro era sempre uguale, ma le stagioni cambiavano, come se il tempo dell'anno
fosse importante per lei.»
«Grazie per aver notato e apprezzato questo dettaglio, Martin», rispose. «Credo
che tutte le stagioni siano magnifiche se tu guardi al paesaggio con cuore sincero.
L'estate porta il caldo, così come l'inverno arreca il freddo e il tempo per il riposo. La
primavera ci dice che la vita sta sbocciando di nuovo, e l'autunno ci ricorda che ogni
cosa finisce, chiudendo il cerchio a cui partecipano tutte le creature viventi.
«A dire il vero ciò mi fa pensare che ci sono dei momenti di transizione.
L'inverno muore in modo tale che la primavera possa portarci delle nuove speranze o
è la primavera la ragione per cui l'inverno volge al termine? L'estate scompare perché
le cose devono cambiare o è forse l'autunno a dirci in anticipo che le cose non durano
per l'eternità?
«Mi sento bene in ogni stagione», continuò. «Ma è decisamente la transizione da
una stagione all'altra ciò che mi dà più emozione: come se un vecchio amico mi
dicesse addio fino all'anno prossimo o un fratello di cui conservo un bel ricordo mi
facesse sapere che è tornato da molto lontano.» L'Ammiraglio smise di parlare e fissò
la sua attenzione sopra una tazza di tè che gli avevo offerto.
È invecchiato bene, pensai. Sebbene il suo aspetto fosse quello di un uomo
anziano, il suo cuore sembrava quello di un bambino, e per questo sapeva guardare
alle cose come se le vedesse per la prima volta; non aveva paura d'imparare o di fare
cose nuove. Ogni novità aveva il potere di incantarlo.
«E che mi dice della notte?» chiese Paola.
«Ah, mia bella e dolce amica», rispose l'Ammiraglio. «Per favore, vieni qui, e
lascia che io divida con te un segreto. Mi hai dato così tanto che io credo di doverti
regalare qualcosa. Guarda il cielo», fu il suo invito.
Paola alzò la testa.
«Raccogli una stella», disse il vecchio.
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