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cercato di...» Fu scossa da un brivido. «Mio Dio, quelle mani... È stato spaventoso.
Devo essere svenuta.»
«Infatti» confermò tranquillamente Fallon. «Poi sono arrivato io e lui è scappato.»
Anna piegò il viso di lato, lo sguardo spento fisso su di lui. «Ha visto chi era?»
«No, purtroppo.»
«E se fosse...» Esitò. «Crede che ci sia Meehan dietro questa faccenda?»
«Penso di sì.»
Anna chiuse gli occhi e, quando Fallon le prese delicatamente una mano, gliela
sottrasse con violenza, come se per il momento non riuscisse a sopportare il tocco di
un uomo, di qualsiasi uomo.
Fallon si costrinse a farle la domanda più ovvia e imbarazzante. «È... riuscito nel
suo intento?»
«No... credo di no.»
«Vuole che chiami un dottore?»
«Oh, no, per carità. Mi sgomenta il solo pensiero che qualcuno sappia.»
«E suo zio?»
«Sta assistendo una moribonda all ospedale. Potrebbe tardare molto.»
Fallon si alzò. «Ve bene... stia qui e riposi. Le vado a prendere un brandy.»
Anna abbassò le palpebre di un pallore diafano. Appariva terribilmente fragile,
vulnerabile. Fallon scese le scale con il cuore gonfio di gelido furore.
Si accovacciò a fianco di Billy, avvolse il fazzoletto intorno all impugnatura delle
forbici e le estrasse dalla ferita. Uscirono poche gocce di sangue: evidentemente
l emorragia era stata soprattutto interna.
Pulì le forbici, poi raccolse da terra il soprabito di Billy e in quell atto caddero
delle chiavi. Raccolse meccanicamente anche quelle e stese il soprabito sul cadavere.
Provava soltanto orrore e disgusto, guardandolo. La morte di Billy Meehan era una
bella liberazione per il mondo. Se l era meritata, ma come poteva vivere Anna da
Costa sapendo di averlo ucciso? Anche se il verdetto del tribunale fosse stato quello
giusto, anche se lei fosse stata assolta... gli altri avrebbero saputo. Accecato dall ira al
pensiero della vergogna, dell umiliazione di quell essere gentile, Fallon sferrò un
calcio nel fianco del cadavere.
E nello stesso istante gli si affacciò alla mente un idea tanto audace da lasciarlo un
momento tramortito. E se Anna non l avesse saputo, né ora né mai? E se Billy
Meehan fosse svanito dalla faccia della terra, come se non fosse mai esistito? C era
un modo per farlo. In ogni caso, le doveva almeno un tentativo.
Le chiavi cadute dal soprabito di Billy indicavano la presenza della sua auto nei
paraggi: se era la Scimitar rossa, sarebbe stato facile trovarla. Fallon uscì e attraversò
il camposanto, diretto al cancello laterale.
La Scimitar era a pochi metri di distanza, parcheggiata vicino al marciapiedi.
Fallon aprì con la chiave lo sportello posteriore, e Tommy, il cagnolino grigio, abbaiò
un paio di volte, poi gli annusò la mano. Il cane era un impiccio, ma non poteva farci
nulla. Richiuse l auto e tornò in fretta alla canonica.
Tolse il soprabito e frugò sistematicamente nelle tasche di Billy; vuotandole di
tutto ciò che contenevano. Tolse un medaglione d oro dalla catena che portava al
collo, un anello a sigillo e l orologio da polso, ficcò tutto in tasca, poi avvolse il
corpo nel soprabito, lo caricò su una spalla e uscì.
Si fermò sul cancello per dare un occhiata in giro: la strada era vuota e silenziosa.
Raggiunse velocemente la Scimitar, sollevò lo sportello con una mano e scaricò il
corpo all interno. Il cane cominciò quasi subito a guaire. Fallon richiuse lo sportello e
rientrò in canonica.
In cucina lavò accuratamente le forbici con l acqua calda, poi le ripose nella
scatola da lavoro, in salotto. Infine versò un po di brandy in un bicchiere e lo portò
di sopra.
Anna era semiaddormentata ma si alzò a sedere per sorseggiare il liquore. «E suo
zio?» chiese Fallon. «Lo vuole informare di quanto è accaduto?»
«Io... sì, credo di sì. Ne ha il diritto.»
«Va bene.» Fallon le rimboccò il piumino. «Adesso dorma, io mi trattengo giù.
Non deve preoccuparsi di nulla. Aspetterò il ritorno di suo zio.»
«Forse starà via molto» obiettò Anna con voce assonnata.
«Non fa nulla.»
Fallon andò alla porta. «Mi spiace darle tanto disturbo» mormorò la ragazza.
«È colpa mia: se non fosse stato per me, non sarebbe successo nulla di tutto ciò.»
«Non dica sciocchezze» lo rimproverò Anna. «C è uno scopo e un motivo per
ogni cosa, anche per la mia cecità. Non sempre lo possiamo vedere per via della
nostra limitatezza, ma c è.»
Chissà perché, quelle parole lo confortarono. «Adesso dorma» ripeté con voce
sommessa, e chiuse la porta.
Ora, fattore determinante era il tempo. Lasciò la canonica e raggiunse la Scimitar.
Stranamente, il cane non gli diede alcun fastidio, durante il viaggio. Se ne stava
accucciato dietro, vicino al cadavere, dando un guaito ogni tanto, ma quando Fallon
gli mise una mano sulla schiena, si accorse che tremava.
Arrivò al crematorio Pine Trees dalla stessa strada percorsa al mattino con Varley e
scese dall auto per aprire il cancello che dava accesso alla proprietà. Seguì il sentiero
tra i cipressi, spegnendo il motore nell ultimo centinaio di metri, in leggere discesa.
Era una precauzione quasi inutile perché, se ricordava bene, la casa del direttore e
il cancello principale si trovavano a circa quattrocento metri dall edificio del
crematorio. Quindi il rumore non era un problema.
Lasciò la Scimitar di fianco alla cappella e aprì la finestra del gabinetto infilando il
braccio nel riquadro vuoto che aveva notato la mattina.
La porta della cappella era munita di una serratura Yale che cedette facilmente
dall interno. Fallon tornò all auto, si fece scivolare in tasca la torcia che aveva visto
nel cassetto del cruscotto, poi sollevò lo sportello posteriore dell auto e si caricò il
cadavere sulle spalle. Il piccolo whippet tentò di scivolare fuori, ma Fallon lo
respinse con la mano libera, chiudendo lo sportello.
Per arrivare nella stanza dei forni posò la salma sul nastro trasportatore e le scivolò
dietro, compiendo lo stesso percorso seguito dalla bara quel mattino.
I forni erano spenti e freddi. Fallon aprì lo sportello del primo e v infilò il
cadavere, poi tirò fuori gli oggetti tolti dalle tasche di Billy e li esaminò alla luce
della torcia, deponendo sul petto del morto quelli che potevano bruciare. Rimise
invece in tasca l orologio, l anello e la medaglia. Quindi chiuse lo sportello e abbassò
la levetta.
Sentì il mugghiare sordo delle fiamme a gas che si accendevano e diede
un occhiata dentro. Quanto aveva detto Meehan? Un ora al massimo. Accese una
sigaretta, aprì la porta secondaria e uscì.
Il rombo della fornace in funzione si sentiva appena, fuori dell edificio, e alla
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